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Il primo ministro inglese Neville Chamberlain in visita a Berchtesgaden durante i colloqui con Adolf Hitler successivi agli accordi di Monaco del settembre 1938, rimase molto stupito di trovare appesa ad una parete una copia di un dipinto di Fortunino Matania. Sorprendente il soggetto: una colonna di soldati inglesi tra le rovine di una cittadina, in primo piano un soldato ne portava a spalle un altro, ferito.

 

Il dipinto di Matania non provocò ricordi al Primo ministro inglese, né era plausibile che Hitler fosse un collezionista di souvenir bellici inglesi della Prima guerra mondiale e chiese spiegazioni direttamente al Führer.

 

Il quadro di Matania rappresentava elementi del 2° battaglione del reggimento Green Howards, che, durante la prima battaglia di Ypres del 1914, si apprestavano a difendere un crocevia di importanza strategica a Menen, nelle Fiandre, ed era apparso sulla stampa inglese nel dopoguerra, quando William Tandy, il soldato in primo piano che portava in salvo un commilitone, era stato celebrato come il militare britannico più decorato.

 

Hitler nel 1937 si era casualmente imbattuto nell’immagine e ne aveva richiesto direttamente ai Green Howards una copia. Tramite canali diplomatici gli fu recapitata una grande fotografia dell’opera di Matania e nella lettera di ringraziamento aveva poi incaricato il proprio aiutante di campo di sottolineare quanto quel “gentile dono fosse per lui pieno di ricordi”.

 

La fotografia venne quindi portata a Berchtesgaden, il “nido dell’aquila” che il Partito nazista avevano regalato ad Hitler in occasione del suo cinquantesimo compleanno che sarebbe caduto nel 1939, e qui, come ho anticipato, fu notata da Chamberlain.

 

«Quest’uomo – spiegò Hitler indicando William Tandy – fu così vicino ad uccidermi che pensai che non avrei mai più visto la Germania: la Provvidenza mi ha salvato dal tiro diabolicamente preciso con il quale quei ragazzi inglesi ci prendevano di mira».

 

Chiese anche a Chamberlain di portare i suoi saluti a Tandy, cosa che diligentemente fece con una telefonata, mentre il reduce era a cena con la sua famiglia.

 

La stampa britannica riprese la storia nel 1940, quando ormai la Seconda guerra mondiale aveva iniziato il suo corso e Chamberlain, devastato dalla malattia e dalla terribile sconfitta della sua politica pacifista, era stato sostituito da Winston Churchill.

 

William Tandy durante uno scontro scorse un soldato tedesco ferito e lo inquadrò nel mirino. Inebetito dai combattimenti, il soldato tedesco attese inerte la propria fine, le braccia abbandonate dalla forza necessaria ad alzare il fucile. Per qualche freddo istante i due rimasero così, l’uno alla mercé all’altro, ma alla fine il soldato inglese non sparò, risparmiandogli la vita e lasciandolo scappare.

 

Tandy spiegò in un’intervista che mai aveva ucciso un nemico inerme: una regola, almeno una, in una guerra che non ne aveva conosciute altre.

 

Durante la Grande Guerra Hitler rischiò la vita in molte altre occasioni: fu ferito più volte, temporaneamente accecato dai gas, uscì da un ricovero poco prima che venisse distrutto, e con esso i suoi occupanti, da un colpo di grosso calibro, ma mai vide la morte così direttamente come quando venne inquadrato dal mirino di William Tandy, e mai dimenticò il volto dell’uomo che aveva deciso di lasciarlo vivere.

 

L’episodio aveva definitivamente convinto Hitler di essere un predestinato, un uomo, come spiegato a Chamberlain, per il quale la Provvidenza aveva un disegno, un uomo con un ruolo senza precedenti per la storia del Mondo e della Germania. E con questa convinzione visse il resto dei suoi giorni.

 

Purtroppo l’umanità avrebbe pagato per l’atto di clemenza di William Tandy: e Tandy stesso rimpianse di non aver premuto il grilletto. Provò ad arruolarsi, a 49 anni, per rimediare al suo gesto, ma venne scartato a causa dei postumi delle antiche ferite e subì da vittima due dei più traumatici avvenimenti che colpirono il fronte interno inglese. Abitava infatti a Coventry il 14 novembre del 1940, quando la città venne distrutta dallle bombe della Luftwaffe, salvandosi miracolosamente dal crollo della casa in cui risiedeva riparandosi nel vano di una porta. Quindi si trasferì a Londra, e qui visse proprio nei mesi del Blitz, durante i quali la città fu oggetto di altri massicci bombardamenti aerei.

 

Della copia del dipinto di Fortunino Matania si sono perse le tracce: fu rubata o distrutta quando gli alleati raggiunsero il “nido dell’aquila”.

 

 

Tratto da “Un uomo e il suo destino” di Nicola Zotti www.warfare.it/what_if/matania.html